Per tutti i tifosi interisti Angelo Moratti è da sempre “Il Presidente”, colui che ha creato e fatto conoscere al mondo la “Grande Inter”, che negli anni sessanta conquistò: due coppe dei Campioni, due coppe Intercontinentali e consegnò all’immaginario collettivo una squadra mitica.
Indice
Gli inizi attività imprenditoriale
Nasce a Somma, in Lombarda il 5 novembre del 1909 da una famiglia benestante, suo padre aveva una farmacia nel centro di Milano. Si sposa nel 1927 con Erminia Cremonesi, sarà la persona che lo indirizzerà verso l’acquisizione dell’Inter negli anni cinquanta. Hanno sei figli tra cui Massimo, che negli anni 2000 scriverà un’altra pagine importante per i colori neroazzurri.
Fin da giovane ha il fiuto per gli affari, fu lungimirante nel sfruttare le opportunità che tra il 1920 e il 1930 venivano dalla richiesta di prodotti petroliferi che gli consentì di creare una vasta rete di distribuzione in tutta Italia. Da lì inizia un percorso imprenditoriale che lo portò a creare nel 1962 una delle raffinerie più importanti del mediterraneo a Sarroch in Sardegna e che ancora oggi è leader del mercato petrolifero. Oltre che nel settore petrolifero fu anche proprietario del Corriere della Sera insieme all’avvocato Gianni Agnelli e proprietario del giornale economico il Globo.
La presidenza dell’Inter
Angelo Moratti diventa presidente dell’Inter il 28/05/1955. La sua passione per l’Inter nasce per mezzo di sua moglie Erminia che, venti anni prima, l’aveva trascinato a una partita dell’Inter contro la Roma. Per lui è amore a prima vista. Nel 1955 divenne il quindicesimo presidente neroazzurro che precedentemente aveva conquistato per sei volte il campionato, ma mai una coppa internazionale. Acquistò il club per circa 100 milioni di lire dall’industriale Carlo Masseroni.
Nei primi anni di presidenza Moratti pagò il fatto di essere troppo tifoso, certe sue scelte furono dettate molto dal cuore e non dalla ragione, come conseguenza ebbe quello di cambiare diversi allenatori, undici in cinque anni. In questi cinque anni i risultati furono deludenti, con due terzi posti come miglior piazzamento e un nono posto nel 1959 che lo portarono a meditare di vendere la società. Ma l’amore per l’Inter fu più grande delle delusioni e così proseguì, fino ai grandi risultati che poi riuscì a conseguire negli anni sessanta.
Helenio Herrera e Italo Allodi
Helenio Herrera era un allenatore argentino conosciuto nell’ambiente come un grande oratore, amante del gioco in attacco fatto di pressing a tutto campo. Il suo arrivo costò molto al presidente dal punto di vista economico ma nel tempo diede dei risultati fenomenali, tanto da essere definito il “Mago”. Avendo però un carattere molto forte, certe volte entrava in contrasto con il presidente più riservato e accondiscendente con i calciatori. Diverse le situazioni in cui le discussioni furono animate, ma quella più forte fu quando Herrera volle cedere Mariolino Corso. Essendo il calciatore che il presidente preferiva a tutti dal punto di vista tecnico non fu mai ceduto, nonostante le insistenze dell’allenatore.
In quegli anni insieme ad Herrera, arrivò un giovane direttore sportivo: Italo Allodi. Per prima cosa nel costruire la squadra vendette Angelillo e acquistò come regista lo spagnolo Luisito Suarez proveniente dal Barcellona, puntò sull’estro di Corso poi prese Burgnich, Jair e Di Giacomo come centravanti, infine portò in prima squadra Mazzola e Facchetti. Questi calciatori insieme al capitano Armando Picchi, costituirono l’ossatura che diede origine alla “Grande Inter”.
Nel 1963 vinse il primo scudetto con questa formazione: Sarti, Burgnich, Facchetti, Milani, Guarnieri, Picchi, Jair, Mazzola, Di Giacomo, Suarez e Corso. Nel 1964 perse lo scudetto nello spareggio con il Bologna a Roma, ma vinse la Coppa dei Campioni a Vienna contro il mitico Real Madrid e qualche mese dopo anche la Coppa Intercontinentale contro l’Indipendiente.
Da qui inizia la storia dell’Inter euromondiale che sarà temuta da tutti in campo internazionale. Nell’estate del 1964 arrivarono Domenghini e Peirò insieme al giovane Bedin. Riuscirà a ripetersi con la vittoria di altri due scudetti e della seconda Coppa Campioni in finale contro il Benfica di Eusebio e anche della Coppa Intercontinentale ancora contro gli argentini dell’Indipendiente. L’Inter di questo periodo giocava con: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarnieri, Picchi, Domenghini, Peirò, Mazzola, Suarez e Corso.
Contrasti con Herrera e la caduta
Ma dopo questi anni gloriosi nel 1967 iniziò la caduta di questa grande squadra dovuta anche ai contrasti tra l’allenatore e il presidente. Infatti dopo aver dominato tutta la stagione, sia in campionato che in Coppa Campioni, ci fu la settimana più buia della storia della grande Inter. Infatti prima perde il campionato, dovuta alla sconfitta rimediata contro il Mantova, in cui una papera del portiere Sarti fu decisiva con conseguente sorpasso in classifica della Juventus. Poi nella finale di Coppa Campioni esce sconfitta dal Celtic a Lisbona.
Da li nacquero molti contrasti all’interno della squadra che portarono il presidente a considerare il ciclo della grande Inter concluso. Infatti nella stagione successiva si posizionò al tredicesimo posto e fece prendere la decisione al presidente di cedere il club per una cifra di 140 milioni all’imprenditore milanese Ivanoe Fraizzoli. Ci fu nel momento della vendita una dichiarazione del presidente Moratti che disse:
“Anche a poker preferisco smettere quando perdo, ci vuole più coraggio a proseguire”
Con la sua uscita andarono via anche Herrera e Allodi, così si concluse il periodo d’oro della squadra neroazzurra.
Venduta la società, Angelo Moratti continuò a seguire l’Inter come tifoso, fino alla sua morte avvenuta a Viareggio all’età di 72 anni. Ai suoi funerali a Milano partecipò una folla immensa, per dare l’ultimo saluto a colui che aveva portato la squadra milanese nell’olimpo del calcio mondiale e che la rese indimenticabile, non solo ai suoi tifosi ma a tutti gli appassionati di calcio.
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