Luigi Riva: Rombo di Tuono

luigi riva

E’ il 1° febbraio del 1976, in una fredda domenica al Sant’Elia di Cagliari si gioca Cagliari-Milan. Al 6° minuto del secondo tempo il calciatore con la maglia n°11 dei rossoblù rincorre la palla verso la bandierina, si ferma e urla per il dolore alla gamba destra. E’ il momento in cui termina la carriera del più grande attaccante che il calcio italiano abbia mai avuto: Gigi Riva.

Gli inizi

Luigi Riva detto Gigi nasce a Leggiuno in provincia di Varese il 7/11/1944 da una famiglia povera e fin da bambino deve affrontare grandi difficoltà. A nove anni la perdita di suo padre, a diciassette quella della mamma. A dieci anni va a vivere in collegio e a tredici va a lavorare in fabbrica. Cresce sotto la guida di sua sorella maggiore Fausta che lo seguirà in tutto il suo percorso di vita. Dopo tanti anni in riferimento a questo periodo difficile vissuto disse:

“Dal calcio ho avuto tutto, ma rinuncerei volentieri a una parte di tutto questo per correggere la mia infanzia.”

Da queste parole si capisce la grandezza del personaggio, fatto di sentimenti profondi quando ricorda i suoi genitori e la sua infanzia dolorosa.

Calcisticamente muove i primi passi nel Legnano dove a diciassette anni arriva a giocare in serie C. Viene convocato nella nazionale di categoria e in una partita al Flaminio di Roma il vice presidente del Cagliari, Andrea Arrica, lo nota e convince la sua società ad acquistarlo per una cifra intorno ai trentasette milioni di lire. Sul trasferimento al Cagliari che giocava in serie B, Riva disse: “Quando seppi del trasferimento ebbi paura perché non ero mai uscito dalla provincia di Varese e andare addirittura su un isola mi portò anche a pensare di non accettare, alla fine mi convinse il mio allenatore che mi accompagnò a Cagliari con mia sorella Fausta.”.

Successi col Cagliari e in Nazionale

riva che segna di testa con un tuffo

Arrivato a Cagliari nel 1963 a 19 anni, il primo pensiero di Riva era di fare un bel campionato in serie B e dopo un anno tornare il più vicino a Varese. In quella stagione il Cagliari vinse il campionato ed arrivando in serie A, si convinse di poter restare in Sardegna ancora qualche anno.

Inizia il campionato di serie A e Riva segna il primo gol di una lunga serie (alla fine della carriera saranno 156) contro la Sampdoria allo stadio Amsicora, che sarà anche il teatro dove il Cagliari vincerà lo scudetto nel 1970. A partire da quel campionato Riva segnerà una quantità di reti che lo porteranno ad essere il capocannoniere della massima serie per tre volte. Sul significato del gol Riva diceva:

” Il gol ti fa vivere bene la settimana è bello quando i tuoi compagni vengono ad abbracciarti dopo aver segnato”

Dopo arrivò anche in nazionale dove segnò 35 reti in 42 partite, record di gol ancora oggi imbattuto, che ne fanno il principale goleador di sempre della nazionale italiana. A livello di club vinse il campionato 69/70 diventando anche in quella stagione capocannoniere. In quella mitica squadra rossoblù giocavano sei giocatori (Albertosi, Cera, Niccolai, Domenghini, Gori e Riva) che poi furono protagonisti ai mondiali del 1970 a Città del Messico.

Il Cagliari campione giocava con: Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè, Gori, Greatti e Riva. In nazionale vinse l ‘Europeo del 1968, dove fece gol in finale contro la Jugoslavia e fu vice campione del mondo nel 1970 in Messico. Arrivò secondo nella corsa al pallone d’Oro dietro Gianni Rivera nel 1969, per soli quattro voti di differenza.

La partita del cuore

i giocatori del Cagliari che vinsero il campionato

C’è una partita nel cuore di Riva, rimasta impressa nei suoi ricordi e in quelli dei tifosi del Cagliari e di tutti i sardi. Il 15 marzo 1970 a Torino si giocava Juventus-Cagliari, sfida tra la prima e la seconda in classifica distaccati di due punti. In una domenica piovosa difronte a 60 mila spettatori arbitra Concetto Lo Bello di Siracusa che insieme a Riva fu il protagonista assoluto della partita.

Nel primo tempo la Juventus passò in vantaggio con un autogol di Comunardo Niccolai, difensore centrale dei rossoblu, e prima della fine dello stesso tempo pareggiò Riva con un gol in acrobazia, in seguito ad un calcio d’angolo dalla destra. Ma è nel secondo tempo che successe di tutto, con Lo Bello che decise di essere protagonista. A metà del tempo concesse un calcio di rigore alla Juventus, molto dubbioso contestato dai cagliaritani.

Calciò il rigore Anastasi e Albertosi lo parò, però Lo Bello intervenne e ne ordinò la ripetizione. Sul dischetto andò Haller e segnò. In quel momento tutti i giocatori del Cagliari, presi dalla disperazione, circondarono Lo Bello e Riva gli disse: “Dimmi cosa ti devo dire per buttarmi fuori” l’arbitro siracusano gli rispose: “Pensa a giocare”.

La partita riprese e a 10 minuti dalla fine, su una punizione calciata da Cera arrivò la palla a Riva, un difensore lo spinse e Lo Bello assegnò il calcio di rigore al Cagliari con grosse proteste degli juventini, l’arbitro non volle sentire ragioni. Sul dischetto andò Riva che ebbe le sorti del campionato e della storia del Cagliari.

Enrico Ameri, grande radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto, raccontò questo rigore così: “Parte Riva, parata di Anzolin ma il pallone entra in rete!”. I tifosi del Cagliari passarono nel giro di 3/4 secondi dall’inferno al paradiso, perchè quel gol significava, al 90%, la conquista del titolo di campioni d’Italia. Dopo l’esultanza Riva si avvicinò a Lo Bello e gli chiese: “E se l’avessi sbagliato?”, il grande arbitro siciliano rispose: “L’avrei fatto ripetere”.

Nei racconti di Riva questa fu la rete più importante per la sua storia e per quella del Cagliari.

Infortuni e Gol

gol di riva in rovesciata in Vicenza Cagliari

In nazionale subì due infortuni molto gravi. Il primo al Prater di Vienna in Austria-Italia, il secondo allo stadio olimpico di Roma in Italia-Portogallo. Anche per questo viene ricordato per il grande attaccamento alla maglia azzurra e a tal proposito Riva dice:

“Quando indossi la maglia azzurra ti si attacca talmente forte da diventare una seconda pelle.”

Tanti sono i gol spettacolari fatti di forza e tecnica che fanno ricordare Riva sia ai tifosi del Cagliari che a quelli della nazionale. In rossoblù ci piace ricordare tre gol: il primo in Vicenza-Cagliari della stagione 1969/70, in cui segnò con una spettacolare rovesciata , tanto da far dire al grande radiocronista Sandro Ciotti: “Riva si inarca verso il cielo colpisce in rovesciata e la palla finisce in rete.”.

La seconda in Cagliari-Bari il 12 aprile 1970, partita che consacrò il Cagliari campione d’Italia, dove segnò di testa in tuffo su cross di Brugnera. La terza contro l’Inter a San Siro nel 1970 con un forte tiro in corsa dalla sinistra e da dove nacque la definizione che il giornalista Gianni Brera gli affibbiò: “Dalla forza come Riva ha colpito il pallone sembra di sentire un Rombo di Tuono.”.

In nazionale sono da ricordare tre reti spettacolari: la prima in Italia-Germania Est a Napoli con un tuffo a volo d’angelo su cross di Domenghini. La seconda nella finale dell’Europeo del 1968 in Italia-Jugoslavia dove realizzò la prima rete con un tiro forte e preciso dal limite dell’ area di rigore. La terza nella mitica semi finale Italia- Germania 4-3, dove segnò il gol del 3 a 2 con classe e potenza che il grande telecronista Nando Martellini la raccontò cosi:

gol di riva in italia Germania 4 a 3

“Riva controlla la palla al limite dell’area, RIVA, RIVA , RIVA SCOCCA IL TIRO E LA PALLA FINISCE IN RETE!”

Estasi totale per i tifosi italiani

Da ricordare che in quel mondiale Riva veniva considerato la stella insieme a Pelè.

Attaccamento a una terra

Quando Riva arrivò  in Sardegna pensò che sarebbe rimasto un solo anno al Cagliari. Ma il destino gli riservò quello di essere adottato non solo da una città, ma da un’intera regione. La Sardegna in quel periodo non era certamente considerata il paradiso delle vacanze ma una terra brulla di pastori e isolata da tutti. Invece Riva in questa terra trovò un popolo riservato e schivo come lui e l’ambiente ideale per esaltare le sue qualità sia in campo che fuori. Ed è per questo che non lasciò mai la Sardegna e il Cagliari.

Emblematico fu quello che accade in quelle stagioni che vide protagonista Riva. La Juventus su pressione dell’avvocato Agnelli cercò di prenderlo in tutti i modi offrendo in una stagione sette suoi giocatori al Cagliari in cambio del suo arrivo a Torino e un contratto faraonico a Riva. Il Cagliari accettò l’offerta ma Riva rifiutò e successivamente disse:

“Non mi sembrava giusto e corretto abbandonare una terra e un popolo che mi ha adottato, che mi ha dato una casa e mi ha fatto sentire come uno di famiglia e per questo non la posso tradire.”

La Juventus poteva comprare tutto e tutti con la sua potenza tramite la Fiat, tranne Gigi Riva.

Il dopo calcio

Terminata l’attività agonistica Riva restò come dirigente del Cagliari fino a diventarne presidente per alcuni anni. Dopo questa avventura iniziò a lavorare come opinionista per la Rai e successivamente diventò team manager della nazionale italiana. E anche in questa posizione riuscì a lasciare il segno, diventando il punto di riferimento dei calciatori azzurri per oltre vent’anni nei successi e nelle sconfitte.

Come non ricordare che fu lui a consolare Franco Baresi che piangeva sulla sua spalla dopo la sconfitta ai rigori contro il Brasile ai mondiali del 1994. Oppure come difese i calciatori della Juventus, convocati in nazionale, in occasione dei mondiali del 2006 dopo lo scoppio dello scandalo riguardante la stessa Juventus ed altre squadre. Tant’è che la squadra di Torino venne retrocessa in serie B.

Oppure come si comportò al rientro in Italia dopo il trionfo in Germania in cui ordinò all’autista del pullman che portava gli azzurri verso il centro di Roma per i festeggiamenti di farlo scendere, perché aveva visto dei personaggi intorno alla squadra che prima avevano criticato la nazionale e poi metaforicamente volevano salire sul carro dei vincitori. Lui non si voleva mischiare con questi personaggi e ancora una volta dimostrò la sua personalità e schiettezza.

Oggi

Terminata l’attività di team manager, Riva si è ritirato nella sua Cagliari, circondato dall’affetto dei suoi cari e da quello di un popolo che lo venera e lo rispetta come quando giocava. Lo si può incontrare nella sua passeggiata quotidiana per le vie del centro di Cagliari, sempre disponibile e gentile.

Come può essere definita la storia di un personaggio unico e raro del calcio italiano come Gigi Riva? Ha amato una piccola squadra di provincia fino a portarla nell’olimpo del calcio italiano. Ha amato una maglia azzurra e l’ha considerata una seconda pelle. Ha amato un isola e la sua gente che l’ha adottato.

Tutto si può comprare ma non Gigi Riva, il Mitico Rombo di Tuono.

 

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