Paulo Roberto Falcao è stato un calciatore molto amato dai tifosi della Roma, uno dei calciatori più forti della storia del calcio brasiliano e uno dei cento giocatori più forti della storia del calcio, secondo le statistiche stilate dalla Fifa.
Indice
Gli inizi
Nasce il 16/10/1953 ad Abelardo Luz nello stato di Santa Caterina. La sua carriera iniziò nell’Internacional di Porto Alegre dove arrivò all’età di quattordici anni. Giocando nelle giovanili venne notato dall’allenatore Dino Sani ex grande calciatore della nazionale brasiliana campione del mondo nel 1958 e del Milan di Nereo Rocco, a quei tempi allenatore della prima squadra.
Sani che da calciatore giocava come regista notò subito questo ragazzo, che in campo si muoveva con eleganza e saggezza tattica. Per questa sua eleganza e per le movenze in campo, in seguito sarà paragonato a tre monumenti del calcio mondiale: Gianni Rivera, Franz Bechenbauer e Johan Cruijff. Fu notato immediatamente anche dalla tifoseria che ben presto ne fece un idolo. Nel 1972 partecipò alle olimpiadi nella selezione verde-oro e l’anno successivo Sani decise che era pronto per stare in pianta stabile con la prima squadra.
Carriera
Nel 1973 si mise subito in evidenza con la prima squadra, dove fu uno dei protagonisti di quegli anni, nei successi dell’Internacional, che vincerà tre campionati nazionali il “Brasilerao” e cinque campionati statali. Nelle sette stagioni giocate nell’Internacional segnerà 78 reti, non male per un centrocampista centrale. Nel 1976 arrivò anche la convocazione con la nazionale brasiliana e il debutto contro l’Argentina a Buenos Aires. Per alcune divergenze con il selezionatore Coutinho però non partecipò ai mondiali in Argentina.
Si fece ammirare quattro anni dopo in Spagna, dove fu uno dei protagonisti della Selecao. Nel 1980 all’apertura in Italia ai calciatori stranieri arrivò alla Roma, dove giocherà per cinque stagioni totalizzando 107 presenze, segnando 22 reti e conquistando due coppe Italia, uno scudetto nella 1982/83 e la finale della coppa dei campioni nel 1984, purtroppo persa contro il Liverpool a Roma. Dopo cinque anni in giallorosso tornerà in Brasile giocando per sei mesi nel San Paulo
Trattativa con il Milan
La squadra italiana che si interessò per primo a Falcao fu il Milan, tramite gli ottimi rapporti tra Dino Sani e Gianni Rivera. L’accordo tra il club rossonero e Falcao fu definito in tutti i particolari, ma a causa dei problemi che il Milan ebbe in quella stagione che portarono alla sua retrocessione, saltò. Di questa situazione ne approfittò la Roma che riuscì a portarlo nella capitale.
Alla Roma
Falcao arrivò alla Roma accompagnato dal suo avvocato Cristoforo Colombo Miller che ne curò il trasferimento. Venne accolto con scetticismo dalla tifoseria giallorossa, perchè non era conosciuto come altri calciatori brasiliani di quel periodo, tipo Zico e non veniva considerato tanto forte, perchè secondo alcuni non aveva le qualità tecniche che distinguevano i brasiliani. Ma Falcao ben presto dimostrò il contrario, fin dalla prima amichevole organizzata per il suo trasferimento tra la Roma e l’Internacional, e a questo proposito possiamo ricordare quanto accade in quell’amichevole.
Prima dell’inizio il presidente romanista Viola si avvicinò a Paulo e gli chiese se in campo avrebbe fatto vedere qualche giocata tipica del calcio brasiliano. Falcao non disse niente, però durante la partita gli arrivò una palla al limite dell’area di rigore, la fece passare sopra la testa dell’avversario che lo marcava e calciò verso la porta al volo sfiorando la rete. Ci fu un boato del pubblico che apprezzò la sua giocata. Quando alla fine della partita Falcao vide il presidente Viola gli disse:
“Presidente non mi chieda più queste cose, perchè sono venuto a fare il professionista e non il giocoliere.”
Questo perchè Falcao si considerava, e poi lo dimostrò, un centrocampista elegante e tecnico, molto concreto e carismatico con caratteristiche anche offensive, tanto da essere definito universale ed è per questo che veniva chiamato: “Il Divino”.
La nazionale
Falcao inizialmente non ebbe molta fortuna con la nazionale del Brasile, ma dopo il mondiale argentino del 1978, dove non venne convocato, ne diventò un assoluto protagonista e insieme ad altri grandi campioni come Zico e Socrates costituì l’ossatura della squadra che si presentò da favorita ai mondiali in Spagna del 1982.
In quel mondiale Falcao fu il trascinatore della Selecao anche nella partita contro l’Italia, nel girone a tre nei quarti di finale dove c’era anche l’Argentina. In quella gara terminata 3 a 2 per gli azzurri, segnò il gol del temporaneo 2 a 2 con un gran tiro dal limite dell’area di rigore e che fece pensare a tutti i tifosi verde-oro, dal momento che per qualificarsi bastava al Brasile il pareggio, che fosse la rete decisiva. Per Falcao quella partita fu una grossa delusione, perchè subito dopo segnò ancora Paolo Rossi e la Selecao venne eleminata.
Lo scudetto
Dopo la delusione del mondiale Falcao ebbe la possibilità di rifarsi trascinando da leader e protagonista assoluto la Roma alla conquista del suo secondo scudetto della storia. In quella squadra guidata da Nils Liedholm c’erano tanti calciatori importanti come Di Bartolomei, Bruno Conti, Graziani e Pruzzo, la squadra ruotava intorno a Falcao, che con la sua personalità trascinava la squadra e diverse partite le sbloccò anche con i suoi gol. Per questa sua attitudine ad andare spesso in gol, venne definito un giocatore “Universale”, costruiva, si inseriva e concludeva. In quella stagione ci fu anche qualche amarezza come l’espulsione che rimediò a San Siro contro l’Inter.
Mancato trasferimento all’Inter
Falcao avendo dimostrato nei primi anni alla Roma tutta la sua classe e la sua grandezza, attirò l’interesse dei principali club in primis l’Inter di Fraizzoli. Su iniziativa dell’allora direttore Sandro Mazzola, che si mosse sottotraccia con il procuratore di Falcao l’avvocato Colombo Miller, riuscì ad avere la disponibilità del giocatore al trasferimento.
Sembrava tutto fatto per il trasferimento all’Inter però saltò per l’intervento di un tifoso romanista d’eccezione l’onorevole Giulio Andreotti, che intervenne presso il presidente Fraizzoli, chiedendoli di desistere dal comprare Falcao, ritenendo che la sua vendita sarebbe stata troppo dolorosa per i colori giallorossi. Allora il presidente neroazzurro fece strappare il contratto già sottoscritto e Falcao rimase alla Roma per la gioia dei tifosi romanisti. Successivamente i maligni dissero che l’onorevole Andreotti fece avere una grossa commessa di stato al presidente interista in cambio dello strappo del contratto del calciatore.
La seconda delusione
Dopo il mondiale del 1982 ci fu nella carriera di Falcao un’altra cocente delusione, ovvero la finale della coppa campioni del 1984 contro il Liverpool, che la Roma conquistò anche per suo merito. Nella finale qualcosa non andò per il verso giusto quando si arrivò ai calci di rigore. Falcao non calciò uno dei rigori perchè non stava bene, poi la Roma perse e da li nacquero dei sospetti da parte di alcuni, che dicevano che non aveva avuto il coraggio di prendersi una grande responsabilità.
Questa polemica gli creò un forte disagio, perchè dal momento del suo arrivo a Roma aveva dimostrato di essere molto attaccato ai destini della squadra giallorossa e mai si sarebbe tirato indietro nel calciare il rigore se fosse stato bene. Anzi proprio per il grande rispetto e fiducia che aveva nei confronti dei suoi compagni di squadra, fece in modo che il rigore lo calciasse uno di loro. Da li iniziò l’idea di lasciare la Roma per rientrare in Brasile, anche con il parere contrario del suo amico-avvocato Cristoforo Colombo Miller.
Paulo Roberto Falcao e Maradona
Quando Falcao tornò in Brasile ci fu un’interessamento molto concreto del Napoli, per mezzo dell’allora direttore sportivo Pierpaolo Marino. L’obiettivo del manager napoletano era quello di farlo giocare accanto a Maradona, per creare una coppia da sogno, fatta di tecnica, fantasia, eleganza e forza. Per realizzare questa idea si mosse lo stesso Maradona, che in occasione di una partita tra le stelle del Sudamerica e quelle dell’Europa a Los Angeles, parlò con Falcao per convincerlo a venire al Napoli.
L’operazione non andò in porto, nonostante la disponibilità data da Falcao. In quell’anno ci furono dei cambiamenti sulla legge per gli stranieri, ma voci maligne dissero che il trasferimento saltò per un intervento politico da parte di Roma e Juventus, contrarie a un ulteriore rafforzamento della squadra napoletana. Chissà cosa sarebbe stato vedere giocare insieme due Stelle di tale grandezza!
Oggi
Finita la carriera agonistica Falcao ha intrapreso la carriera da allenatore, è stato in diversi club della massima serie brasiliana. Quando non allena lavora come commentatore televisivo presso le tv brasiliane. Inoltre, torna spesso a Roma, dove viene accolto sempre con molto affetto perchè è sempre stato considerato l’ottavo Re di Roma, amato dai tifosi e dalle tifose anche per il suo grande fascino e per questo sarà per sempre “Il Divino”.
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