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Giorno di lutto
Oggi è un giorno di lutto, perchè con la scomparsa di Pelè non viene a mancare semplicemente un calciatore che ha fatto la storia del calcio, ma una persona che ha fatto gioire e divertire la gente di tutto il mondo. Pelè per tutti coloro che amano questo sport, ha rappresentato l’essenza del gioco, è stato il calciatore che più di ogni altro ha fatto capire nel suo modo di giocare, quale gioia si possa provare nel rincorrere, stoppare e calciare un palla.
Pelè genio del calcio
Questo genio del pallone ha rappresentato per il calcio e lo sport in generale, quello che Leonardo da Vinci ha rappresentato per la scienza, Michelangelo per la scultura, Einstein per la fisica, Charlie Chaplin per il cinema e Dostoevskij per la letteratura. Accomunare Pelè a questi personaggi vuol dire essere un Immortale, perchè sarà difficile ripetere quello che lui ha fatto su un campo da calcio.
L’unico calciatore ad aver vinto 3 Mondiali, di cui il primo a diciassette anni, in cui segnò una doppietta nella finale. Ad aver realizzato più di 1200 reti in carriera. Essere considerato Patrimonio di uno Stato, il Brasile, per non essere ceduto fuori dal paese, questo per consentire ai tifosi brasiliani di poterlo ammirare ogni domenica nel proprio paese.
L’umiltà della leggenda
Quello che inoltre va ricordato è la semplicità di questo personaggio, che fuori dal campo ha dimostrato, messa sempre a disposizione di tutti. Posso testimoniare di persona quello che accadde 19 anni fa, quando lo incontrai personalmente a Londra, in occasione di una riunione con il suo agente. Appena entrò nell’ufficio dove si svolgeva il meeting, mi venne incontro per stringermi la mano con un sorriso che raramente mi capitò di vedere in una persona, il suo modo di salutare era quello di uno di famiglia.
In quel momento mi resi conto che lui sapeva quello che poteva rappresentare per un altra persona conoscerlo, quel modo di salutare con tanta semplicità e familiarità era un modo per non metterti in soggezione e dirti che lui era uno come te, semplicemente uno innamorato del gioco del calcio. L’altra cosa che poi mi stupì ulteriormente, sapendo che ero italiano, mi disse di scusarlo, se in occasione della finale Italia-Brasile del 1970 dove segnò un grandissimo gol, mi aveva procurato un dispiacere come tifoso della Nazionale Italiana.
Queste scuse furono ulteriormente ripetute, quando gli raccontai che, il mio idolo era Gigi Riva, la mia squadra del cuore il Cagliari, e che in quella partita oltre a Riva giocavano altri tre giocatori del Cagliari oltre a Riva, ovvero Albertosi, Cera e Domenghini. Successivamente nella serata fui suo ospite con altre persone e il modo in cui raccontava e parlava della sua storia calcistica, sembrava di sentire un tuo vecchio amico che ti racconta la sua storia.
Da queste piccole cose mi resi conto perchè era amato così tanto in tutto il mondo. Infatti oltre ad essere il più grande in campo, era il più grande calciatore fuori dal campo, per la sua umanità e semplicità. Perchè non dimenticava il fatto che era stato semplicemente un calciatore, il quale aveva avuto la fortuna di far gioire tante persone in tutte le parti del mondo e si considerava in fin dei conti una persona normale e fortunata, a cui Dio aveva dato un talento smisurato e che lui aveva messo al servizio dell’umanità.
Riposa in pace O REI
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