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Serie C: i casi Taranto e Turris potrebbero non essere gli ultimi

Di Andrea Caropreso

SOS in Serie C. Il grido d’aiuto è stato già lanciato ma, come spesso accade in Italia, potrebbe rimanere inascoltato fino alla prossima disfatta. Ricostruiamo il tutto. Taranto e Turris nel bel mezzo di un campionato sono state escluse dallo stesso e i motivi sono di carattere economico. I calciatori infatti non percepivano lo stipendio da diverse settimane o, nei casi più rosei, se lo vedevano accreditato con notevoli ritardi.

Una storia dunque già vista che apre un tema sulla sostenibilità del calcio nel nostro paese, soprattutto quando si parla in relazione alle serie inferiori. Ecco che, così d’un tratto, accade quanto in molti già preventivavano. Esclusione dal campionato, rischio fallimento e sogni dei tifosi ridotti in cenere da un giorno all’altro. Un allarme che si traduce nella necessità di una riforma, per far sì che questa farsa possa essere davvero l’ultima (di una lunga serie).

Le difficoltà economiche

Le penalizzazioni sono all’ordine del giorno in Serie C e tutte per le medesime motivazioni di carattere economico. Triestina (-5) e Novara (-2) nel Girone A, ma pure Lucchese (-6), Spal (-3), Rimini e Ternana (-2) nel Girone B. Quasi come se in questa categoria contassero molto di più le decisioni dei tribunali, piuttosto che quelle del terreno di gioco. 

stadio taranto

Ed ecco dunque che il tema della sostenibilità economica torna prepotentemente in auge. A tanti di questi club viene concessa annualmente la possibilità di iscriversi al campionato, senza che però si verifichi effettivamente la condizione societaria nella quale essi versano. Ma non è tutto. Il problema è forse a monte. L’incapacità di generare ricavi adeguati da parte della lega, fa sì che i club, seppur (in teoria) controllati e supervisionati dalle autorità in merito ai bilanci, possano vedere crollare il proprio castello di carta.

La conseguenza di tutto ciò è un campionato-farsa. Una messinscena di cui tutti farebbero a meno, dato che va contro i valori dello sport. Non è infatti a suon di ripescaggi e riammissioni che si eviteranno in futuro casi del genere, bensì con una riforma seria che possa mettere un punto definitivo su una gestione maldestra della Lega.

L’esigenza di nuove norme

In questi anni ne abbiamo viste di ogni tipo. Dai cambi di proprietà senza un minimo di criterio fino all’utilizzo dei giovani volto esclusivamente ad evitare il fallimento, bruciando eventuali talenti. Tutto ciò nel sistema calcio italiano necessita di nuove norme.

In questo senso la Figc ha iniziato a muovere qualche passo che sembra possa andare nella giusta direzione. Nello specifico si tratta di una riforma che prevede la ripartenza da due categorie inferiori per i club esclusi dal campionato. Un modo per consentire alle società di riorganizzare il proprio assetto societario all’interno di categorie nelle quali i costi relativi alla sostenibilità del club sono inferiori. Tuttavia, questo sembra essere soltanto il primo tassello prima che questo calcio “inquinato” possa definitivamente ripulirsi.

matteo-marani

Da questo punto di vista il lavoro fatto dal presidente Matteo Marani è stato (e sarà) enorme. Negli scorsi anni infatti casi del genere si verificano con una frequenza maggiore.

Le parole di Gravina

«Abbiamo parlato – ha spiegato Gravina- di maggiori controlli anche sulle partecipazioni societarie. Chiederemo garanzie reali. Lo stiamo verificando sul piano legale. Non ci possiamo più permettere una situazione come questa». 

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Già in passato il presidente della Federazione aveva dichiarato che il calcio italiano non poteva più permettersi situazioni come queste. D’altra parte una Serie C che cade a pezzi, con partite che terminano 7-0 a causa del fatto che alcuni club, tipo il Taranto, arrivano a schierare i giovanissimi, non piace a nessuno. E per giunta non ha eguali nel contesto delle altre top leghe europee. Che sia stato davvero l’ultimo caso? Qualche dubbio ce lo teniamo…

Di Andrea Caropreso

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