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Il valore dello stadio di proprietà, dall’estero al futuro di Milano con Norman Foster

A cura di Marta Elena Casanova

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Nel calcio moderno, possedere uno stadio non è più solo questione di orgoglio o tradizione, ma una vera e propria strategia economica che può fare la differenza tra un club di successo e uno costretto a rincorrere. Club come Bayern Monaco, Arsenal e Juventus da anni hanno compreso l’importanza di avere un impianto di proprietà, sfruttandolo non solo per le partite, ma come fonte di ricavi costanti da hospitality, merchandising, eventi e naming rights. Nel frattempo, squadre come Milan e Inter, storicamente legate a San Siro, pagano affitti salati senza poter valorizzare appieno il proprio brand. Ma la situazione a Milano sta ( forse)  vivendo un’accelerazione importante, tra progetti che si incrociano e scelte strategiche che potrebbero cambiare il volto del calcio italiano.

Perché possedere lo stadio è un vantaggio economico reale

I dati parlano chiaro: club con stadio di proprietà possono generare introiti da biglietti, ospitalità vip, negozi, tour e eventi anche fuori dalla stagione sportiva che arrivano facilmente a superare i 150-200 milioni di euro l’anno. È il caso dell’Allianz Arena del Bayern Monaco o dell’Emirates Stadium dell’Arsenal, che grazie a questi flussi possono consolidare bilanci sani e investimenti importanti.

La Juventus, con il suo Allianz Stadium, pur non raggiungendo i ricavi di Bayern o Arsenal, gode comunque di una base solida e indipendente, con introiti significativi da matchday e servizi collegati.

Dall’altra parte, Inter e Milan giocano a San Siro in affitto, pagando circa 8 milioni di euro all’anno ciascuno senza poter incassare naming rights o sfruttare appieno l’impianto. Questo si traduce in ricavi nettamente inferiori e una minore capacità di investimento diretto legato allo stadio.

Milano cambia idea: da San Donato a San Siro, il futuro potrebbe prendere forma

Fino a poco tempo fa, il Milan sembrava avere le idee chiare: il progetto per il nuovo stadio era a San Donato Milanese, nell’area “San Francesco”. Qui il club aveva già completato le bonifiche, ottenuto l’ok dal Comune e avviato i lavori per un impianto moderno da 70.000 posti, certificato LEED Gold e concepito come un vero e proprio polo urbano con hotel, museo, negozi, uffici e ampie aree verdi.

Costo stimato irca un miliardo di euro, con l’obiettivo di aprire le porte per la stagione 2028-29. Un progetto ambizioso e sostenibile, che avrebbe permesso al Milan di avere finalmente un asset immobiliare di valore, capace di trasformare l’esperienza dei tifosi e moltiplicare i ricavi.

Ma qualcosa è cambiato. Negli ultimi mesi il Milan ha rallentato questo iter, portando a uno scenario nuovo: la svolta sembra essere rappresentata da un piano condiviso con l’Inter per un nuovo stadio a San Siro.

Norman Foster e il rilancio di San Siro: una sfida per Milano

Il 10 giugno 2025 è stato ufficialmente annunciato che Norman Foster, uno degli architetti più famosi al mondo, è stato scelto insieme allo studio Manica per progettare il nuovo stadio di San Siro, destinato a sostituire il leggendario Giuseppe Meazza.

Foster, che ha firmato il nuovo Wembley e lo stadio di Lusail in Qatar, ha vinto una selezione internazionale tra 13 studi di altissimo profilo (tra cui Herzog & de Meuron, Bjarke Ingels e Populous). La partnership punta a presentare il progetto preliminare entro la prima metà del 2026, mentre l’acquisizione dell’area dovrebbe concludersi entro luglio 2025, per evitare un vincolo previsto sul secondo anello dello stadio che scatterà a novembre.

Questo progetto rappresenta una svolta per il calcio milanese, perché unire Milan e Inter in un impianto all’avanguardia, moderno e sostenibile potrebbe finalmente colmare un gap economico e infrastrutturale che dura da anni.

Avere uno stadio di proprietà significa molto più che risparmiare sull’affitto: vuol dire entrare in un circuito di ricavi diversificati, attrarre sponsor internazionali, creare un punto di riferimento urbano e culturale, e costruire un patrimonio durevole nel tempo. Il caso di San Donato, con il suo progetto futuristico, e il rilancio di San Siro con Foster, raccontano una città che vuole finalmente rinnovarsi e competere con le grandi capitali europee. La scelta definitiva tra le due opzioni non è ancora arrivata, ma è chiaro che Milano punta a uscire dalla sua lunga attesa e dare ai propri club uno stadio all’altezza delle ambizioni.

Investimento a lungo termine

Il nuovo impianto non sarà solo una casa per Milan e Inter, ma un investimento fondamentale per la crescita economica e sportiva delle due società. Perché nel calcio di oggi, chi ha uno stadio di proprietà ha un vantaggio competitivo netto: la possibilità di generare ricavi costanti, diversificati e in crescita, indipendenti dai risultati sul campo.

Milano sembra finalmente pronta a colmare il gap con i top club europei e trasformare l’“oro nascosto” rappresentato da uno stadio di proprietà in una fonte concreta di successo e sostenibilità.

A cura di Marta Elena Casanova

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