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Arabia Saudita: la nuova frontiera del calcio

Arabia Saudita

Di Andrea Caropreso

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Tesori d’oriente. L’Arabia Saudita, oramai già da qualche anno, sta ridisegnando la frontiera del calcio. Un’operazione in passato provata anche dalla MLS americana o dalla Cina, ma che però poi si sono tradotte in un exploit momentaneo senza un vero e proprio seguito. Tuttavia, nel caso della Saudi Pro League le cose potrebbero essere diverse. La forza dei petrodollari e il progetto che travalica lo sport e sconfina nella politica, fanno sì che gli arabi abbiano tutte le carte in regola per rappresentare anche in futuro uno spauracchio (o in alcuni casi un’opportunità) per tutti i club d’Europa.

Dal petrolio al pallone

L’Arabia Saudita ha avviato una trasformazione ambiziosa che vede lo sport come uno dei suoi principali vettori di proiezione internazionale. Grazie infatti al Public Investment Fund (PIF), fondo sovrano da oltre 600 miliardi di dollari, il Regno ha cominciato a espandere il proprio peso nel mondo dello sport globale, con un focus particolare sul calcio.

Tra le prime mosse, il governo ha acquisito il 75% delle quote societarie dei principali club della Saudi Pro League: Al-Ittihad, Al-Nassr, Al-Hilal e Al-Ahli. Non a caso le 4 squadre principali che puntualmente irrompono sul mercato con offerte da capogiro ai calciatori. Una mossa quindi senza precedenti, che ha ridisegnato il panorama calcistico locale, avviando una vera e propria “operazione immagine” internazionale.

Inzaghi Arabia Saudita

L’arrivo di nomi come Cristiano Ronaldo, Neymar, Benzema, Kanté e Mané ha acceso i riflettori sul calcio saudita. Oggi infatti molti calciatori non si recano nel deserto solo a fine carriera, ma pensando di farlo anche nel fiore degli anni come nel caso di Theo Hernandez o, forse, di Moise Kean. Contratti multimilionari che fanno della Saudi Pro League una destinazione ambita anche per allenatori freschi finalisti di una finale di Champions come Simone Inzaghi che è volato in Arabia per 50 milioni in due anni.

Investimenti e acquisizioni

Questa operazione, che in altri termini potremmo definire di sportwashing, è in realtà cominciata anni addietro, ossia quando prima l’Italia e poi la Spagna hanno optato per disputare in Arabia Saudita le proprie supercoppe nazionali per cifre intorno ai 20 milioni per edizione. Il paradosso quindi di questa situazione nel panorama internazionale è che da un lato i petrodollari dell’Arabia Saudita possono creare scompiglio, ma dall’altro, in un calcio europeo boccheggiante e assetato di denaro, diventano fondamentali perché rappresentano l’unico denaro fresco proveniente dal mercato.

Progetto Anno Ambito Investimento stimato Impatto principale
Acquisizione club Saudi Pro League 2023 Campionato nazionale ~200 milioni USD Controllo del 75% di Al-Ittihad, Al-Nassr, Al-Hilal, Al-Ahli
Top Player (Ronaldo, Neymar, ecc.) 2022–2024 Top player nella Saudi Pro League oltre 1 miliardo  USD Aumento visibilità e attrattività del campionato saudita
Ingaggio Simone Inzaghi 2025 Al-Hilal 25 milioni EUR/anno Immagine e know-how europeo per il tecnico finalista Champions
Supercoppa Italiana in Arabia Saudita 2018 Competizioni ospitate 23 milioni EUR/edizione Accordi commerciali con Serie A
Acquisto Newcastle United FC 2021 Club europeo oltre 1 miliardo USD Rilancio sportivo e qualificazione in Champions League
Mondiali FIFA 2034 2024 (ufficialità) Organizzazione evento centinaia di miliardi (in stima) Costruzione stadi e infrastrutture per la Coppa del Mondo

Un progetto che, come si evince dalla tabella, è finalizzato a culminare nel 2034 quando l’Arabia Saudita per la prima volta ospiterà i Mondiali FIFA, per quello che è stato già annunciato come evento planetario.

Il fondo PIF nel Mondiale per Club

Dal Mondiale per Nazionali a quello per club. L’Arabia Saudita irrompe non solo con l’Al-Hilal di Simone Inzaghi impegnato nella manifestazione, ma anche con una mega sponsorizzazione operata dal suddetto fondo PIF. Un accordo commerciale stretto con la FIFA le cui cifre non sono state rese note, ma che secondo gli esperti di finanza consentirà alla massima organizzazione del calcio mondiale di poter rientrare dei costi per l’organizzazione del torneo in terra americana.

Il Mondiale infatti è stato annunciato come un evento memorabile, ma la realtà è che finora in termini di risposta economica ha generato meno di quello che ci si aspettasse. Molti biglietti sono invenduti o lasciati a prezzi stracciati mentre la partnership globale di DAZN come broadcaster è stata gratuita in virtù del fatto che fino a quel momento nessun colosso televisivo aveva intenzione di aggiudicarsi i diritti. Ed ecco che in soccorso arriva L’Arabia Saudita, colei che ha ridefinito le regole del gioco: da outsider sportivo a protagonista globale. Piaccia o no, il futuro del football passerà anche dal deserto.

Di Andrea Caropreso

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