A cura di Marta Elena Casanova
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Quando si parla di calcio femminile, spesso lo si fa come se fosse una conquista recente, quasi un fenomeno nato negli ultimi decenni. Ma la verità è che le donne hanno iniziato a lottare per un posto nel mondo del pallone ben prima che i riflettori si accendessero. Quando il calcio appariva un feudo maschile impenetrabile, infatti, alcune figure coraggiose hanno deciso di sfidare convenzioni, pregiudizi e persino regolamenti per aprire una strada a chi sarebbe venuta dopo. Due nomi brillano più di altri nella memoria storica di questo sport: Edelmira Calveto e Nettie Honeyball. Due donne, due epoche, due battaglie diverse, ma un obiettivo comune: dimostrare che il calcio non ha genere.
Edelmira: una donna in Società
Edelmira Calvetó è stata la prima donna ad entrare ufficialmente nella struttura societaria dell’ FC Barcellona. Correva l’anno 1913, e il semplice fatto che una donna potesse varcare la soglia amministrativa di un club calcistico era quasi un atto rivoluzionario. Edelmira non era una calciatrice, ma il suo gesto fu politico nel senso più profondo: tifosa appassionata dei blaugrana, decise di rivendicare il diritto di esserci, di partecipare, di contare.
In un’epoca in cui le donne non avevano neppure diritto di voto, lei si fece spazio in un contesto rigidamente maschile e contribuì a costruire quella che oggi è una delle società calcistiche più famose al mondo. Come ci riuscì? Semplice, notò una postilla nel modulo da presentare per poter entrare come socio nel Club: le persone potevano fare il loro ingresso in Società a partire dai sedici anni. Fu proprio la parola “persone” che include uomini e donne, ad aprirle le porte.
Nettie Honeyball: la prima calciatrice “femminista” della storia
Mentre Edelmira entrò nei palazzi del potere calcistico in Spagna, ancora prima in Inghilterra un’altra pioniera scese letteralmente in campo con scarpe da calcio e idee molto chiare. Nettie Honeyball è ad oggi considerata la prima calciatrice nella storia del calcio femminile organizzato. Nel 1894, in piena epoca vittoriana, fondò la British Ladies’ Football Club, convinta che le donne avessero non solo il diritto di giocare a calcio, ma anche quello di mostrarsi pubblicamente mentre lo facevano. Honeyball non era solo un’atleta: era una militante. Si autodefiniva femminista in un’epoca in cui il termine era poco usato e spesso disprezzato. In un’intervista dichiarò: «Ho fondato questo club con l’obiettivo di dimostrare al mondo che le donne non sono creature stupide». Una frase che, letta oggi, può strappare un sorriso, ma che allora era un pugno allo stomaco del conformismo borghese.
Il British Ladies’ Football Club disputò diverse partite pubbliche, attirando sia curiosità che disprezzo. Gli stadi si riempivano, ma non sempre per ammirare il gioco: spesso le donne venivano derise, ostacolate, persino aggredite. Tuttavia, Nettie non si arrese. Anche se il club ebbe vita breve, la sua eredità è ancora viva. Fu lei a dimostrare che il calcio può essere un veicolo di emancipazione, che lo sport può infrangere barriere culturali e sociali. Ed è grazie a figure come lei che oggi possiamo parlare di campionati femminili, squadre professionistiche e calciatrici milionarie.
Il futuro si costruisce ricordando il passato
Parlare oggi di donne nel calcio senza ricordare chi ha spianato la strada sarebbe un errore. Da Edelmira Calvetó a Nettie Honeyball, queste figure hanno agito in tempi non sospetti, senza telecamere, senza social, senza sponsor. Eppure la loro importanza è incalcolabile. Raccontarle oggi non è solo un atto di giustizia storica, ma un modo per comprendere che ogni progresso ha avuto un prezzo e che dietro ogni calciatrice che vediamo oggi in campo, ci sono donne che hanno lottato per farle arrivare fin lì.
A cura di Marta Elena Casanova