A cura di Marta Elena Casanova
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Nel mondo del calcio italiano, fatto per decenni di giacche grigie, fischietti e voci maschili, una donna ha infranto il silenzio nel 1979. Si chiama Grazia Pinna, ed è stata la prima donna a dirigere una partita di calcio ufficiale in Italia. Una svolta storica, passata forse sotto traccia per i più, ma che ha segnato l’inizio di un cambiamento profondo nel panorama arbitrale nazionale.
Chi è Grazia Pinna
Nata in Sardegna, Grazia Pinna aveva una passione per il calcio che andava ben oltre i ruoli tradizionali assegnati alle donne in quell’epoca. In un periodo in cui anche giocare a pallone in un cortile era visto come poco femminile, lei sognava il campo da una prospettiva diversa: quella dell’arbitro. Dopo un percorso formativo tutt’altro che semplice, riuscì a ottenere l’abilitazione per dirigere gare ufficiali. Il suo esordio avvenne nel febbraio 1979, tra stupore, diffidenza e qualche sorriso amaro, ma con la stessa autorevolezza e preparazione dei colleghi uomini.
Il suo debutto non fu solo simbolico: Grazia dimostrò che una donna poteva gestire una partita con fermezza, competenza e imparzialità esattamente come un uomo. Nonostante le difficoltà, dai cori sessisti agli sguardi sprezzanti, Grazia non si è mai tirata indietro. Con il suo fischietto ha dato il via non solo a una partita, ma a una nuova pagina della storia arbitrale italiana.
L’evoluzione delle donne arbitro nell’AIA: dai numeri alla presenza nei campionati
Dopo Grazia, il cammino non è stato semplice né immediato. Per molti anni, la presenza femminile tra gli arbitri affiliati all’AIA (Associazione Italiana Arbitri) è rimasta marginale. Tuttavia, con il passare del tempo e il cambiamento del contesto sociale, sempre più donne hanno deciso di intraprendere questa strada.
Negli anni ’90, il numero di donne arbitro inizia lentamente a crescere, complice anche l’attenzione mediatica verso il calcio femminile e la crescente apertura delle istituzioni sportive. La vera svolta arriva però negli anni 2000, quando l’AIA avvia campagne di reclutamento mirate e promuove una maggiore inclusione.
Secondo i dati ufficiali AIA aggiornati al 2024, le donne arbitro tesserate sono oltre 2.000 su un totale di circa 33.000 associati, con un incremento costante anno dopo anno. Anche se la percentuale resta ancora modesta (circa il 6%), si tratta di una crescita significativa rispetto ai decenni precedenti.
Donne arbitro oggi: presenza nelle serie maggiori e ruoli dirigenziali
Oggi le donne arbitro non si limitano più ai campionati giovanili o regionali. Maria Sole Ferrieri Caputi, ad esempio, è entrata nella storia come la prima donna ad arbitrare una partita di Serie A maschile, nel 2022. Un traguardo che ha fatto da eco al gesto di Grazia Pinna, portando ulteriore visibilità e legittimità alle figure femminili nell’arbitraggio.
In parallelo, aumentano anche le donne che ricoprono ruoli dirigenziali all’interno dell’AIA, segno che la competenza non ha genere. Le sezioni locali promuovono corsi specifici e iniziative volte ad abbattere stereotipi e barriere culturali ancora resistenti, soprattutto nei piccoli centri.
Il futuro è ancora da scrivere
La storia di Grazia Pinna è un potente promemoria: ogni progresso inizia con un atto coraggioso. Se oggi vediamo donne arbitrare le finali più importanti, è anche grazie a quelle come lei, che hanno osato quando nessun altro l’avrebbe fatto. Oggi,
l’AIA guarda al futuro con maggiore consapevolezza. Formare, sostenere e valorizzare le donne arbitro non è solo una questione di equità, ma anche di miglioramento della qualità e della diversità dell’arbitraggio italiano. Il fischio di Grazia, sebbene lontano nel tempo, risuona ancora ogni volta che una giovane donna scende in campo in nero, pronta a farsi sentire.
A cura di Marta Elena Casanova